Il vitigno Nebbiolo
(Tratto da: Atlante delle Grandi vigne di Langa – Slow Food editore)
Il vitigno Nebbiolo è considerato il “re dei vitigni di Langa” per tutta una serie di caratteristiche genetiche superiori ad altri vitigni che si configurano in complessità aromatica, potenza tannica e maggiore longevità.
Oggi al vitigno nebbiolo vengono riservati i migliori terreni in assoluto del comprensorio di Langa, vale a dire i versanti collinari esposti a mezzogiorno dei comuni della “Langa del Barolo”, compresi in un’altitudine che va da 200 a 450 metri sul livello del mare. Si tratta quindi di una varietà di vite molto vigorosa, che comporta al viticoltore una continua operazione di sfoltitura e cimatura durante i mesi estivi per evitare di trovarsi una vera e propria foresta di rami.
Ad accentuare il suo bisogno di spazio gioca, inoltre, la sterilità delle prime 2-3 gemme, che impediscono un infittimento d’impianto che sfrutterebbe lo spazio sul filare: è pressoché impossibile piantare a meno di un metro sullo stesso filare, mentre si può ridurre la distanza tra i filari.
© Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Roero
Storicamente nell’albese si trovano quattro sottovarietà di Nebbiolo:
• Il Michet (così denominato per la forma compatta del suo grappolo che ricorda la pagnotta di Langa);
• Il Lampia, dal grappolo più grosso e abbastanza allungato, ma con qualità enologiche equilibrate e costanti;
• Il Rosè, oggi però quasi del tutto abbandonato per la sua scarsa resa enologica;
• Il Bolla, dal nome del selezionatore di santa Maria di La Morra.
La foglia del vitigno Nebbiolo è di media grandezza, dai tre ai cinque lobi ben marcati. Il grappolo è di grandezza media grande, a forma piramidale o a volte quasi cilindrica. Gli acini sono medi e rotondi, con lieve tendenza all’ovale: la polpa è dolce, succosa, con la buccia sottile ma resistente e ricca di tannini, di colore violaceo scuro, che in autunno tende al grigiastro, a causa della pruina, la sostanza biancastra simile a cera che avvolge gli acini. Ha una fioritura precoce, generalmente nella prima decade di aprile, e la maturazione decisamente tardiva tra la prima e la terza decade di ottobre. Questi ultimi aspetti lo rendono un vitigno difficile e particolarmente esposto ai vari rischi dati dal tempo. La vendemmia è manuale, con la selezione delle uve sia al momento della raccolta che in cantina, se necessario.