Le etichette del WiLa (Wine Labels Collection) conquistano la grande città. In occasione di Grapes in Town – La vendemmia a Torino, dal 12 ottobre al 10 novembre arrivano a Palazzo Barolo le preziose etichette donate dal professor Cesare Baroni Urbani di Sirolo e la moglie Maria al Comune di Barolo e custodite al Museo del Vino di Langa, per una mostra temporanea che racconta il rapporto di Giulia e Tancredi Falletti con la storia del re dei vini.
L’esposizione è promossa dalla Barolo & Castles Foundation e l’Opera Barolo dopo la prima fortunata edizione di “Message on the Bottle” (mostra temporanea e itinerante andata in scena la scorsa primavera in cinque castelli tra Langhe e Roero). La destinazione di oltre 300 pezzi della collezione è questa volta il capoluogo piemontese, nel luogo da cui ha avuto inizio l’Opera Pia Barolo, residenza della famiglia Falletti fino agli ultimi Marchesi di Barolo, i coniugi Giulia e Tancredi, e quindi spazio strettamente legato al castello Falletti di Barolo, sede dal 2010 del WiMu, e la sua storia.
Un’esposizione dunque doppiamente significativa. Non solo per i contenuti, dal momento che la mostra sarà la più grande mai allestita al di fuori del WiLa e darà la possibilità a un considerevole numero di visitatori di apprezzarne lo straordinario valore documentario. Ma anche perché l’iniziativa è il primo passo concreto dopo la convenzione siglata tra la Barolo & Castles Foundation e l’Opera Barolo per valorizzare la ricca e comune eredità storica e culturale.
Mentre ai piani superiori della splendida dimora nel cuore di Torino si potranno rivivere i ricevimenti dei Marchesi di Barolo grazie all’allestimento del servizio di cristalleria e porcellana di grande rappresentanza acquistato dalla Marchesa Giulia di Barolo presso la Manifattura di Parigi nel 1806, nelle cantine dello stesso palazzo si potranno ripercorrere la nascita e lo sviluppo del più celebre vino rosso piemontese attraverso l’esposizione delle etichette selezionate dalla vasta collezione del Fondo internazionale Baroni Urbani, che conta in totale 282 mila pezzi singoli, diversi e autentici, datati dalla fine del Settecento a oggi in rappresentanza di tutti i Paesi produttori di vino riconosciuti dall’Onu (tranne l’Iraq), è allestita nel WiLa di Barolo e per cui, grazie al contributo della Fondazione CRT, è in corso un lavoro di implementazione degli esemplari esposti a Barolo e di digitalizzazione per la completa visione da parte del pubblico.
Sette le sezioni pensate dai due curatori della mostra torinese, Tiziano Gaia per la Barolo & Castles Foundation ed Edoardo Accattino di Opera Barolo-Ares: si va dai pezzi più antichi della collezione, ovvero le prime etichette di cui si abbia testimonianza per il vino Barolo (che risalgono alla seconda metà dell’Ottocento), fino a una lunga carrellata di esemplari targati Marchesi di Barolo, inteso come periodo storico che va dalla morte di Giulia (1864) e quindi l‘istituzione dell’Opera Pia Barolo, all’acquisizione delle cantine marchionali da parte degli attuali proprietari, gli Abbona di Barolo (1929). In mezzo si potranno trovare tante curiosità, tra cui le etichette desuete di Barolino e Barolo Amaro, e ancora l’evoluzione in etichetta di un cru come Cannubi e un doveroso omaggio alla città ospitante, Torino, con il suo celebre Vermouth e numerose ditte imbottigliatrici passate ormai alla storia. Completeranno il percorso espositivo oggetti e documenti d’epoca legati all’epopea del vino Barolo.
«Sono particolarmente felice di questa iniziativa che unisce le colline di Langa alla città di Torino nel segno della cultura e dell’enologia – dice il presidente della Barolo & Castles Foundation, Paolo Damilano –. Le etichette del Fondo Cesare e Maria Urbani rappresentano un patrimonio prezioso per la nostra Fondazione e con questa nuova mostra ospitata per un mese a Palazzo Barolo, nel periodo di un evento torinese importante come “Grapes in Town”, avremo la possibilità di dare una maggiore visibilità alla collezione e collaborare con una realtà importante di Torino come Opera Barolo per promuovere turismo e cultura. Grazie ai contributi e le idee del Comitato scientifico della Barolo & Castles Foundation stiamo lavorando a interessanti sinergie, con l’obiettivo di coinvolgere sempre più interamente il territorio piemontese».
La scelta di avviare la sinergia tra la Barolo & Castles Foundation e l’Opera Barolo con un’iniziativa a sfondo culturale-enologico non è casuale. Le basi tecniche e produttive del vino Barolo risalgono all’Ottocento, quando si cominciò a pensare di impiegare metodi più moderni e razionali per la sua realizzazione. Le uve nebbiolo, di cui il Barolo è composto, iniziarono a essere vinificate in modo da ottenere minore colore e maggiore eleganza di sapore. In questo nuovo contesto assunse particolare rilievo l’opera della famiglia Falletti, Marchesi di Barolo e feudatari della zona di produzione del Barolo e delle altre terre circostanti. La maggior attenzione alle tecniche enologiche, l’inserimento in un’economia più vasta quale quella dell’epoca e la fama che cominciò a circondare i vini langaroli (presto riservati anche alla corte sabauda) stimolarono la loro progressiva esportazione. Si deve al Conte Camillo Benso di Cavour l’impulso alla coltivazione della vite, ma il Conte non fu solo: la Marchesa Giulia di Barolo, al fine di migliorare la produzione delle sue terre, chiamò i migliori enologi del tempo e in breve tempo, da abile amministratrice, riuscì a creare un vino di eccellenza che non solo portò un netto miglioramento nelle condizioni di vita degli affittuari delle tenute, ma determinò una florida rendita che permise la sostenibilità dei grandi progetti di innovazione sociale da lei stessa voluti e perseguiti con generosità e determinazione. Così, a distanza di quasi 200 anni dal celebre – e forse leggendario – viaggio del vino Barolo dalle colline albesi alla corte di Sua Maestà, voluto sempre dalla Marchesa per convincere i sovrani di casa Savoia a sposare la causa del “suo” nuovo vino e raccontato in Langa all’interno delle sale del WiMu, un altro viaggio carico di simboli sta per unire, attraverso tante, piccole etichette, Barolo e Torino.
Un progetto di
Opera Barolo
Barolo & Castles Foundation / WiMu-Museo del Vino a Barolo
Ares snc
Con la collaborazione di
Eventum
Vendemmia a Torino 2019
A Cura di
Tiziano Gaia ed Edoardo Accattino, con la supervisione di Massimo Martinelli e la collaborazione di Elena Prandi
Sede
Palazzo Barolo – Via Corte d’Appello 20, Torino
Periodo
12 ottobre – 10 novembre 2019
Contatti
palazzobarolo@arestorino.it
011 2636111
Orari di apertura
Dal martedì al venerdì: 10.00-12.30 / 15.00-18.30
Sabato e domenica: 15.00-18.30
La biglietteria chiude un’ora prima
Biglietti
Unico: 5,00 €
La Barolo & Castles Foundation nasce nel settembre del 2011 con l’obiettivo di gestire in modo diretto e integrato il “sistema castelli” che si sviluppa attorno al WiMu, Museo del Vino di Barolo occupandosi della conservazione, manutenzione, gestione e valorizzazione di castelli, dimore storiche o altri complessi museali del territorio di Langhe e Roero. Ad oggi gestisce il castello comunale di Barolo con il WiMu – Museo del Vino; il castello comunale di Roddi con lo spazio espositivo dedicato a Giacomo Morra; il castello comunale di Magliano Alfieri con i due percorsi espositivi che vi sono allestiti, il Teatro del Paesaggio e il Museo delle Arti e Tradizioni popolari – Cultura del gesso; il castello di Serralunga d’Alba, bene statale afferente al Polo Museale del Piemonte di cui la Fondazione è affidataria dei servizi di gestione e valorizzazione; il WiLa – Wine Labels Collection.
Info:
Tel 0173 386697
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