Dicono del Barolo
La Strada del Barolo su Le Figaro VIN, portale dedicato al vino del quotidiano francese Le Figaro.
La Strada del Barolo su Le Figaro VIN, portale dedicato al vino del quotidiano francese Le Figaro: “tappa sulle colline piemontesi, dove si produce uno dei migliori vini rossi al mondo: il Barolo”.
L’Università di Scienze Gastronomiche premia Bruno Giacosa: articolo di Roberto Fiori sulla Stampa.
L’Università di Scienze Gastronomiche premia Bruno Giacosa: articolo di Roberto Fiori sulla Stampa.
“Sono nato nel 1929 e i primi profumi che ho sentito sono stati quelli del latte di mia mamma e del vino di mio nonno…”
Articolo di Giorgio Bocca tratto da Repubblica
Articolo di Giorgio Bocca tratto da Repubblica
Da Barolo sono sempre arrivati i doni migliori per i piemontesi di città, re, ministri, scrittori. Basta saperli chiedere con cortesia…
Articolo di Eric Asimov tratto dall’International Herald Tribune
Articolo di Eric Asimov tratto dall’International Herald Tribune
Non era una domenica qualunque. Un gruppo sorprendente di vecchi Barolo stava chiamando, insieme a una piacevole cena e una compagnia congeniale. Era una chiamata che non potevo ignorare…
Articolo di Enrico Martino tratto dai ‘MERIDIANI’
Articolo di Enrico Martino tratto dai ‘MERIDIANI’
Sembrava ormai un mito polveroso, dopo i fasti del secolo scorso, soppiantatato da vini spinti soprattutto dala moda. Ma quando vai a scorrere le classifiche internazionali del bere…ebbene, il re è sempre lui.
Articolo di Francesca Ciancio, Gambero Rosso
Articolo di Francesca Ciancio, Gambero Rosso
Se pronunci la parola Barolo ti vengono in testa nomi immensi: Mascarello, Cappellano, Rinaldi, Conterno. Svettano più alti dei bricchi che lavorano. Intanto c’è tutto un movimento di produttori giovani che in questi anni hanno ascoltato, bevuto, fatto esperienza, avendo mitici esempi davanti a sé. E da qualche anno escono anche con le loro bottiglie. Non imitano, semmai emulano, con una gran voglia di stare al passo e di trovare un proprio spazio.
Articolo di Mariagrazia Orlandi, numero 33 della rivista “The world of fine wine”
Articolo di Mariagrazia Orlandi, numero 33 della rivista “The world of fine wine”
La storia del vino Barolo, questo rosso davvero speciale, inizia con il matrimonio di Carlo Tancredi Falletti di Barolo con Juliette Colbert (personaggi di spicco del Risorgimento piemontese e non solo), per quanto la coltivazione della vite, a Barolo e nelle zone circostanti, abbia antiche tradizioni, documentate da preziosi manoscritti…
Tra i baroli premiati tanti i soci della Strada del Barolo e grandi Vini di Langa.
Tra i baroli premiati tanti i soci della Strada del Barolo e grandi Vini di Langa.
I critici della prestigiosa rivista inglese di vino hanno assaggiato 218 vini e assegnato a 8 di loro il Decanter Award, 5 stelle. 67 baroli vengono premiati con 4 stelle e 114 con tre stelle, tutti raccomandati da Emily O’Hare e Stephen Brook. Tra questi tanti i vini dei soci della Strada del Barolo e grandi Vini di Langa. Una gran bella soddisfazione per il lavoro e la cura della qualità delle nostre cantine.
Leggi l’articolo in inglese della prestigiosa rivista Decanter
Dicono delle Langhe
Andrea Faccio, presidente del Consorzio “I Vini del Piemonte”, intervistato da “Prima di Tutto” su Rai Radio 1, parla della vendemmia 2014
Andrea Faccio, presidente del Consorzio “I Vini del Piemonte”, intervistato da “Prima di Tutto” su Rai Radio 1, parla della vendemmia 2014
Izabela Kamińska, giornalista del più autorevole magazine online della Polonia in tema di vino, ha incontrato i produttori della Strada del Barolo.
Filologa, traduttrice, docente, autrice di diversi libri e grande viaggiatrice, Izabela Kamińska ha scoperto la passione per il vino qualche anno fa, quando ha aperto un wine-bar a Varsavia insieme a Joanna Kolodziejczak: da allora ha studiato e degustato i vini di moltissimi paesi e, a partire dal 2012, collabora stabilmente con winicjatywa.pl, il più autorevole magazine online della Polonia in tema di vino.
Izabela ha trascorso qualche giorno nelle Langhe, dove ha incontrato alcuni produttori soci della Strada del Barolo, degustando con un’attenzione particolare i vini Nascetta e Pelaverga.
Al termine della sua visita abbiamo scambiato qualche parola con lei per capire più a fondo le dinamiche legate al mercato del vino in un paese, come la Polonia, dove i consumi sono cresciuti enormemente negli ultimi anni.
Quali sono i Paesi produttori di vino più presenti in Polonia?
Parlando di vini di qualità medio-alta e lasciando perdere i prodotti “da supermercato”, l’Italia è certamente al primo posto come numero di bottiglie vendute, seguita dalla Spagna e dalla Francia, ma è importante osservare che i vini francesi sono ancora percepiti come i più pregiati in assoluto, anche se si vendono meno a causa del prezzo e perché sono considerati più “difficili”. Infine, come vini da pasto, anche quelli georgiani sono molto importati.
Il mercato del vino in Polonia è cresciuto molto negli ultimi anni: come descriveresti i consumatori polacchi? Che vini amano maggiormente? Cosa cercano in un vino?
Ti confermo che il consumo di vino sta crescendo in maniera vertiginosa a tutti i livelli, però bisogna considerare che il mercato è nettamente diviso in due: da una parte abbiamo i consumatori che abitano nelle grandi città, come Varsavia, Cracovia e Wrocław, che viaggiano, sono mediamente istruiti, hanno una discreta capacità di spesa e in genere sanno riconoscere il vino di un certo livello. Dall’altra parte ci sono invece i consumatori che provengono dalle zone più rurali e povere del paese, i quali hanno iniziato ad accostarsi al vino quando c’è stato il boom: a queste persone interessa soltanto spendere poco, ma non hanno idea di cosa sia il vino di qualità! Detto questo, occorre tenere presente che anche i consumatori più “esigenti” in media non vogliono spendere più di 10-12 Euro per una bottiglia.
Per quanto riguarda le tipologie, i polacchi non hanno un’inclinazione particolare: in genere si beve vino rosso in inverno e bianco d’estate. Posso ancora aggiungere che il Prosecco e il Cava sono due dei vini più apprezzati dalla classe media.
Come sono considerati i vini italiani rispetto a quelli degli altri paesi?
I polacchi conoscono soprattutto il nord Italia, perché lo frequentano durante la stagione sciistica, e la Toscana, che è la metà prediletta per il turismo estivo, dunque fanno riferimento per lo più ai vini di queste regioni e li comprano volentieri anche perché li associano alle vacanze. Inoltre il palato dei polacchi ama molto lo zucchero, per cui si tende a prediligere i vini dei paesi caldi: gli italiani sono considerati solari, più facili rispetto ai francesi e questo è il motivo per cui si vendono di più, anche quelli che in realtà non corrispondono a questo stereotipo…
E a proposito dei vini piemontesi?
Devo ammettere che i vini toscani sono più conosciuti. Del Piemonte si sente parlare spesso per via del Barolo ma molti consumatori probabilmente non lo hanno mai bevuto: lo conoscono più che altro per la sua fama. Ciò significa che il vino piemontese ha ottimi margini di penetrazione in Polonia.
Iza, raccontaci di come è nata la tua passione per il vino e come si è trasformata in professione.
Ho insegnato francese all’Università per alcuni anni, fino a diventare responsabile del dipartimento… poi un giorno un’amica mi ha proposto di collaborare con lei per l’apertura di un nuovo wine-bar a Varsavia sulle rive della Vistola: all’epoca non ero particolarmente esperta di vini ma mi sono gettata anima e corpo nello studio, a cui affiancavo il lavoro nel bar e numerosi viaggi in giro per il mondo per andare alla scoperta di nuove “chicche” da proporre ai nostri clienti. I primi locali di questo genere a Varsavia avevano aperto circa 4-5 anni prima e in quel momento c’era davvero il boom, io ho cercato di differenziarmi dagli altri proponendo i vini meno conosciuti e servendo circa 50 etichette diverse al bicchiere: all’inizio è stata dura ma io volevo davvero educare la gente al vino e alla fine il successo è arrivato! Poi Wojciech Bońkowski è venuto al locale e mi ha proposto di collaborare al suo ultimo progetto: il lancio di un magazine online interamente dedicato al mondo del vino. www.winicjatywa.pl è nato nel 2012 e in breve tempo è divenuto il più diffuso in Polonia, con 35.000 lettori al mese.
Dacci un’anticipazione su ciò che scriverai sul Piemonte e suoi vini.
Sicuramente scriverò un pezzo interamente dedicato alla Nascetta su winicjatywa.pl e anche uno sul magazine norvegese Brevin, con cui collaboro, perché so che questo vino è importato anche in Norvegia. Inoltre ho realizzato una piccola video-intervista in polacco con Enrico Rivetto: è stato molto interessante parlare con lui, perché conosce bene la Polonia e penso che se un produttore piemontese ha intenzione di lanciarsi su questo mercato farebbe bene a confrontarsi con lui.
Incontro con Rudolf Trefzer, Dottore di ricerca in storia, giornalista, docente di antropologia culturale e autore di libri sulla storia della cucina e la cultura del bere.
Dottore di ricerca in storia, giornalista e docente di antropologia culturale specializzato in storia del cibo, Rudolf Trefzer è stato ospite del Consorzio “i Vini del Piemonte” e ha incontrato alcuni produttori di Nascetta e Pelaverga, due vitigni autoctoni meno conosciuti ma dalle grandi potenzialità.
Trefzer è autore di diversi libri che ruotano intorno alla storia della cucina e alla cultura del bere, fra cui “I Sapori del Piemonte. Ricette e storie gastronomiche provenienti da cucine piemontesi”, e conduce il programma radiofonico “À Point“, incentrato su temi legati all’enogastronomia, in onda tutte le sere sull’emittente svizzera SRF.
Durante una degustazione gli abbiamo fatto qualche domanda per capire quali sono le potenzialità che hanno i cosiddetti “vitigni minori” sul mercato svizzero.
Quali sono i Paesi produttori di vino più presenti in Svizzera?
Soprattutto per quanto riguarda la Svizzera tedesca, da cui provengo, la scelta è piuttosto ampia: arrivano vini da ogni parte del mondo, Austria, Portogallo, Sud America, Australia ecc. ma sicuramente i paesi più presenti sono l’Italia, la Francia e, da qualche anno, anche la Spagna, che sta crescendo molto.
Quali sono i tipi di vino che i consumatori svizzeri apprezzano maggiormente?
In passato gli svizzeri prediligevano i vini bianchi in genere, probabilmente per l’influenza di regioni confinanti come l’Alsazia, poi c’è stata un’inversione di tendenza verso i rossi, mentre adesso direi che bianchi e rossi sono apprezzati in egual misura.
Qual è la tua opinione sul mercato del vino in Svizzera: prezzi, qualità, assortimento, distribuzione, prospettive?
Essendo la cultura del vino molto diffusa, il nostro è un mercato completo che offre di tutto, ma in generale è decisamente orientato ai vini di qualità: a quanto ne so, il Giappone è l’unico paese al mondo in cui il prezzo medio di una bottiglia è più alto che in Svizzera!
Come sono considerati i vini italiani rispetto a quelli degli altri paesi?
Storicamente la Svizzera è molto legata all’Italia e alla sua enogastronomia, di conseguenza anche i vini italiani sono conosciuti e consumati da molto tempo. In particolare i privati amano acquistare vino italiano, anche se i vini italiani di qualità hanno iniziato ad arrivare in Svizzera soltanto a partire dagli anni ’80, mentre prima il livello era decisamente più basso.
E a proposito dei vini piemontesi? Come la pensano gli svizzeri?
I primi vini pregiati giunti in Svizzera dall’Italia sono stati quelli toscani e piemontesi, quindi a partire dagli anni ’90 gli elvetici hanno iniziato a conoscere il Barolo, il Barbaresco, la Barbera e poi via via anche gli altri vini piemontesi. La vicinanza geografica del Piemonte e la notorietà della sua cucina hanno contribuito enormemente al successo dei vini di questa regione, che in Svizzera sono indubbiamente fra i più apprezzati: molte persone hanno iniziato a visitare Langhe, Roero e Monferrato perché attirati dalla gastronomia locale, notoriamente una delle migliori d’Italia, e poi si sono innamorati anche del paesaggio e dei vini, come il sottoscritto che vent’anni fa durante uno dei primi viaggi in Piemonte ha addirittura deciso di comprare una casa nel Monferrato!
Rudolf, raccontaci di come la tua passione per il vino si è trasformata in professione.
Io ho studiato la storia e la filosofia e poi ho deciso di specializzarmi in “cultura quotidiana”: mangiare e bere sono azioni fondamentali, che ciascuno di noi compie ogni giorno, ma una volta non si dava molta importanza a queste cose e così ho iniziato a scrivere di cibo e in seguito anche di vino, perché ritenevo che questi argomenti meritassero maggiore attenzione.
Dacci un’anticipazione su ciò che scriverai sul Piemonte e suoi vini.
Sicuramente parlerò di Nascetta e anche di Pelaverga: amo molto i vitigni autoctoni e meno conosciuti e poi non posso scrivere sempre di Barolo, lo fanno già tutti!
Quali sono i vini che hai apprezzato maggiormente in questi due giorni?
La Nascetta mi ha impressionato: è un vino che non conoscevo e l’ho apprezzato molto, soprattutto per la struttura e il livello di acidità che ne favoriscono la capacita di invecchiamento e l’evoluzione aromatica. Ho gradito in particolare quella dell’azienda Le Strette, che probabilmente ha più esperienza di altri con questo vino. Molto interessanti anche i Pelaverga di Alessandria Fratelli e Castello di Verduno, che con questo vitigno ha tentato diversi esperimenti, fra cui la vinificazione in bianco!
Intervista a Preben Nielsen, giornalista e scrittore danese, fondatore del sito vinsiderne.dk – un portale che parla di vino a 360°
Giornalista e scrittore danese, fondatore del sito vinsiderne.dk – un portale che parla di vino a 360°, Preben Nielsen ha trascorso qualche giorno nelle Langhe, ospite del Consorzio “i Vini del Piemonte”, dove ha incontrato alcuni produttori, degustando i vini della zona, con un’attenzione particolare alle denominazioni Nascetta e Pelaverga.
Dopo aver presenziato alle ultime due edizioni del Barolo & Friends Event di Copenhagen (il più importante evento organizzato dal Consorzio “i Vini del Piemonte”), Nielsen ha potuto sfruttare questo soggiorno in Piemonte per prendere parte anche a Io, Barolo – la nuit, l’appuntamento annuale organizzato dalla Strada del Barolo e grandi vini di Langa, per festeggiare la nuova annata del Barolo insieme a tutti i produttori associati. Abbiamo approfittato dell’occasione per fargli qualche domanda e cercare di capire qual è la percezione che si ha in Danimarca dei vini piemontesi.
Quali sono i Paesi produttori più presenti in Danimarca?
Fino a qualche anno fa i vini francesi erano senza dubbio i più presenti e i più venduti, ma negli ultimi anni la Francia ha fatto poco per promuoverli e i danesi hanno iniziato a scoprire i vini cileni, spagnoli e soprattutto italiani: oggi credo che l’Italia occupi stabilmente il primo o il secondo posto in termini di quantità di bottiglie e numero di etichette presenti in Danimarca.
Quali sono i tipi di vino che incontrano maggiormente il gusto dei consumatori della Danimarca?
Senza dubbio i vini rossi più strutturati: qui da noi l’estate è molto breve e i vini bianchi sono meno adatti ai nostri climi…
Qual è la tua opinione sul mercato del vino in Danimarca: prezzi, qualità, assortimento, distribuzione, prospettive?
Il nostro è un mercato molto completo: c’è parecchia scelta sia sui vini di qualità sia per quanto riguarda le fasce di prezzo più basse. Circa l’80% della distribuzione avviene tramite i supermercati e le grandi catene, ma accanto alla GDO esistono numerosi piccoli e piccolissimi importatori che si dedicano a quest’attività con grandissimo entusiasmo: per molti si tratta di un secondo lavoro che fanno essenzialmente per passione ed è in genere a questi rivenditori che si rivolgono gli autentici appassionati di vino i quali, ricordiamolo, sono una fascia minoritaria della popolazione. Nonostante l’ampia scelta di prodotti, le prospettive per i vini di qualità sono ottime: quasi ogni settimana un nuovo importatore si affaccia sul mercato.
Quali sono i vini italiani più conosciuti?
Il Valpolicella Ripasso è il più consumato e, in generale, i rossi veneti sono in testa, seguiti da Piemonte e Toscana.
Cosa pensano i danesi dei vini piemontesi?
Il vino piemontese più conosciuto e più consumato è la Barbera, mentre Barolo e Barbaresco si conoscono soprattutto per il nome (anche perché vengono pubblicizzati maggiormente) ma chiaramente non sono vini fatti per essere bevuti tutti i giorni. Il Dolcetto invece si vede molto raramente sugli scaffali.
Preben, raccontaci di come la tua passione per il vino si è trasformata in professione.
In realtà non si può parlare di professione perché, anche se mi impegna come e più di un lavoro vero e proprio, quest’attività la porto avanti per pura e semplice passione: solo in questo modo posso sentirmi davvero libero di scrivere ciò che voglio, inoltre il mio sito non ospita pubblicità. Detto questo penso di poter affermare che la passione sia nata quando avevo 20 anni, il giorno in cui ho bevuto il primo bicchiere di vino: quel bicchiere mi ha cambiato la vita, ho cominciato quasi da subito a prendere appunti per ricordarmi le caratteristiche dei vini che degustavo e le sensazioni che mi trasmettevano e di lì a poco ho iniziato a scrivere le prime recensioni. Questa attività mi ha permesso di combinare insieme la passione per la scrittura, per la fotografia, per le cose di qualità e mi ha dato la possibilità di aiutare le persone guidandole nelle scelta di ciò che bevono: questo forse è l’aspetto più importante, perché provo un’enorme soddisfazione quando qualcuno mi ringrazia per un consiglio…
Dacci un’anticipazione su ciò che scriverai sul Piemonte e suoi vini.
Penso che parlerò di Nascetta e Pelaverga, anche perché in questi giorni ho approfondito in particolar modo la conoscenza di questi due vini, per il resto, piuttosto che descrivere nel dettaglio tutti i vini che ho degustato, vorrei riuscire a trasmettere un’impressione complessiva di questo viaggio: i vini sono importanti, ma ancor più importanti sono le persone che stanno dietro ai vini, ai quali trasmettono la propria identità.
Quali consigli ti senti di dare per migliorare la promozione dei nostri vini sul mercato danese?
Voi piemontesi siete fra i più attivi in questo momento e il successo del vostro evento, che di anno in anno continua ad ampliare il suo pubblico, lo testimonia. Il Barolo & Friends è molto utile per la promozione perché si rivolge sia agli importatori, sia ai consumatori finali, dando ai più appassionati la possibilità di approfondire ulteriormente la conoscenza dei vini tramite i seminari e i laboratori di abbinamento wine&food. La cosa più importante è mantenere la presenza anche quando si è già conosciuti e riconoscibili: i francesi in Danimarca non lo hanno saputo fare e adesso stanno perdendo posizioni.
L’associazione di imprese “Made in Piedmont” ha attivato un servizio di monitoraggio delle vigne di Langhe, Roero e Monferrato.
Articolo di Roberto Fiori sulla Stampa, che racconta il progetto lanciato dall’associazione di imprese “Made in Piedmont”, che ha attivato un servizio di monitoraggio delle vigne di Langhe, Roero e Monferrato visibili in tempo reale 24 ore al giorno, tutto l’anno, da qualsiasi posto del mondo cliccando su www.madeinpiedmont.eu.
La regina delle wine writer parla di Piemonte, vino italiano e nuove tendenze del mercato: “La curiosità dei consumatori aumenta, saremo in grado di soddisfarla?”
La regina delle wine writer parla di Piemonte, vino italiano e nuove tendenze del mercato: “La curiosità dei consumatori aumenta, saremo in grado di soddisfarla?”
Sabato 12 ottobre, in occasione della presentazione del gemellaggio fra Burgenland e Strada del Barolo, l’emittente televisiva austriaca ORF ha realizzato un servizio sull’83ª Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba.
Sabato 12 ottobre 2013 ad Alba è stato presentato ufficialmente il gemellaggio fra la regione austriaca del Burgenland e la Strada del Barolo in occasione dell’83ª Fiera Internazionale del Tartufo Bianco.
Insieme alla delegazione austriaca, giunta ad Alba per siglare l’accordo di partnership, c’era anche una troupe dell’emittente televisiva ORF, che ha visitato la città e le colline circostanti per realizzare un servizio che è andato in onda lunedì 14 ottobre 2013 sul notiziario regionale del Burgenland.
Guarda il servizio trasmesso dalla ORF:
Gemellaggio Burgenland Strada del Barolo from Strada del Barolo on Vimeo.
Sulla rubrica “Dining & Wine” del critico statunitense Eric Asimov una classifica nella quale figurano anche tre dei nostri soci.
Sulla rubrica “Dining & Wine” del critico statunitense Eric Asimov una classifica nella quale figurano anche tre dei nostri soci.
Poderi Einaudi, Anna Maria Abbona e Francesco Boschis: sono i soci della Strada del Barolo o del Consorzio I Vini del Piemonte inseriti dal noto critico Eric Asimov nella classifica dei migliori produttori di Dolcetto di Dogliani, un vino spesso poco considerato oltreoceano, a cui viene dedicato un lungo articolo sul noto quotidiano newyorkese, che lo definisce “Un italiano timido per tutti i giorni”.
Michal Šetka, caporedattore e fondatore della rivista Wine & Degustation, il più importante magazine sul vino della Repubblica Ceca, è stato ospite della Strada del Barolo.
Michal Šetka, caporedattore e fondatore della rivista Wine & Degustation, il più importante magazine sul vino della Repubblica Ceca, è stato ospite della Strada del Barolo.
ll giornalista, che è già stato in Piemonte diverse volte, ha trascorso due giorni fra le colline di Langhe, Roero e Monferrato per definire i dettagli dell’evento promozionale che si terrà a Praga in autunno, in collaborazione con la rivista Wine & Degustation e l’agenzia di eventi ceca Arno Vino. Šetka ha incontrato alcuni produttori piemontesi, li ha conosciuti, ha chiacchierato con loro e degustato i loro vini, in vista di un reportage che pubblicherà sulla sua rivista. Al termine della sua visita, ha risposto a qualche domanda:
Michal, negli ultimi anni il consumo di vino in Repubblica Ceca è aumentato in modo considerevole, pensi che continuerà a crescere anche in futuro o si tratta solo di un fenomeno passeggero?
L’interesse dei cechi per il vino sta aumentando: si tratta di una tendenza che va consolidandosi di anno in anno. Sono soprattutto le nuove generazioni ad accostarsi al mondo del vino: lo constatiamo quotidianamente dal numero di giovani che seguono la nostra pagina Facebook e questo può suggerire che non si tratta soltanto di un fenomeno passeggero o “di nicchia”. I winelover cechi non si interessano soltanto al vino, ma anche alla storia che sta dietro: soprattutto i giovani hanno voglia di viaggiare, di scoprire i luoghi, la cultura e le tradizioni legate al vino.
Quali sono i tipi di vino che incontrano maggiormente il gusto dei consumatori della Repubblica Ceca?
È difficile stabilire un gusto predominante: i cechi amano sia vini freschi e fruttati, sia vini rossi anche piuttosto complessi. In generale il consumo è molto orientato ai vini europei: i winelover cechi nel vino cercano soprattutto l’eleganza, più che la potenza, amano i vini di qualità e sono in grado di riconoscere la provenienza di un prodotto.
Quali sono i Paesi produttori più presenti in Repubblica Ceca?
Dipende dalla fascia di prezzo: se parliamo di vini di alta qualità, senza dubbio Francia e Italia, che sono presenti in egual misura.
In che considerazione vengono tenuti i vini italiani, in confronto a quelli di altri Paesi produttori?
I vini italiani sono molto conosciuti, soprattutto grazie alla gastronomia e alla ristorazione: negli ultimi anni i ristoranti italiani stanno riscuotendo enorme successo non solo a Praga, ma in tutta la Repubblica Ceca. L’Italia è apprezzata in particolar modo perché è un Paese pieno di tipicità e, soprattutto, ricco di vini autoctoni: in Italia esistono diverse regioni a forte tradizione vitivinicola e questo consente di avere un’enorme varietà di vini.
E come sono considerati i vini piemontesi?
Sono conosciuti soprattutto il Barolo e il Barbaresco, che però hanno ovviamente prezzi elevati, quindi vengono consumati soltanto in occasioni speciali. La Barbera è abbastanza conosciuta, soprattutto grazie ai ristoranti, ed è molto apprezzata perché l’alto tasso di acidità incontra il gusto locale. Io penso che il Piemonte dovrebbe puntare soprattutto su vini come il Roero, il Dolcetto e il Gavi: prodotti di ottima qualità a prezzi più accessibili, che sono ancora poco conosciuti ma che avrebbero sicuramente grande successo se si riuscisse a promuoverli adeguatamente.
Qual è la tua opinione sul mercato del vino in Repubblica Ceca: prezzi, qualità, assortimento, distribuzione, prospettive?
Quello della Repubblica Ceca è un mercato abbastanza saturo: la gamma di prodotti disponibili è piuttosto ampia e va da vini decisamente economici a vini di altissima qualità: italiani, francesi e spagnoli, ma anche provenienti da altri Paesi d’Europa e del mondo. I grandi nomi di Borgogna, Toscana o Piemonte sono facilmente reperibili: non avrei nessun problema a trovare una bottiglia di Giacomo Conterno domani stesso. Come dicevo prima, ciò che forse manca sono i prodotti di qualità a prezzi ragionevoli ed è in questa direzione che si dovrebbe puntare: i cechi sono molto aperti alle nuove scoperte, vogliono conoscere e imparare.
Michal, raccontaci di come la tua passione per il vino si è trasformata in professione.
Tutto è cominciato con la fotografia: dopo la carriera di musicista, abbandonata diversi anni fa, ho studiato fotografia e ho iniziato a fotografare, fra le altre cose, soggetti legati al mondo vino. Il mio interesse per questa realtà ha avuto inizio così: mi sono letteralmente innamorato e ho deciso di approfondire la mia conoscenza, frequentando corsi, viaggiando e documentandomi. Ciò che mi affascina del vino è il fatto che ogni produttore, ogni etichetta ha una storia da raccontare, fatta di lavoro, di sacrificio, ma anche di soddisfazione. Dunque, oltre alle fotografie, ho iniziato a scrivere articoli per diverse riviste specializzate, fino al 2009 quando, dopo una collaborazione con Decanter, è partito il mio progetto: Wine & Degustation, che oggi è il magazine sul vino più letto della Repubblica Ceca.
Dacci un’anticipazione su ciò che scriverai sul Piemonte e suoi vini.
Ho incontrato una nuova generazione di produttori che dimostra di avere idee moderne e intelligenti. Quel che mi ha colpito maggiormente è stata la capacità di proporre una presentazione globale dell’area: penso sia la scelta più azzeccata per una regione come il Piemonte, che offre un’eccellente varietà di vini, alcuni adatti a rare occasioni e altri che possono essere apprezzati quotidianamente. Questa caratteristica rende il mercato piemontese molto interessante per il mio Paese e spero che l’evento che sarà organizzato a Praga in autunno riscuota successo e possa essere la base di partenza per aprire un vero e proprio progetto per il Piemonte in Repubblica Ceca.
Qual è il vino che hai apprezzato maggiormente in questi due giorni?
Da Mario Olivero e Anselma Giacomo ho assaggiato diversi Barolo e Barbera, che conoscevo già piuttosto bene e sono stati gradite conferme. Mi ha colpito molto la qualità del Pinot Noir di Marchesi Alfieri, un’autentica rarità per queste zone! Sono rimasto decisamente impressionato dai Roero Arneis di Malvirà, dove ho scoperto anche il Brachetto dolce, che non conoscevo. Al ristorante Ca’ del Lupo, infine, ho avuto l’occasione di bere per seconda o terza volta una Nascetta, che conoscevo poco.
Che cos’altro hai apprezzato di questa visita in Piemonte?
Naturalmente la bellezza del paesaggio, che è qualcosa di straordinario, e poi i sapori del cibo e l’ospitalità della gente, altro tratto inconfondibile di queste terre.
Un articolo del Sole 24 Ore del 27 novembre 2012 fotografa punti di forza e di debolezza del polo vitivinicolo di Langhe, Roero e Monferrato.
Un articolo del Sole 24 Ore del 27 novembre 2012 fotografa punti di forza e di debolezza del polo vitivinicolo di Langhe, Roero e Monferrato.
Qualità ed export le parole chiave: raddoppiate negli ultimi 10 anni le performance sui mercati esteri.
Servizio di StudioAperto – 21 novembre 2011
Antonio Galloni, ex critico di The Wine Advocate, intervistato da Wine Pass Piemonte, risponde ad alcune domande sul Piemonte del vino, il suo appeal internazionale e la sua vocazione turistica.
Antonio Galloni, ex critico di The Wine Advocate, intervistato da Wine Pass Piemonte, risponde ad alcune domande sul Piemonte del vino, il suo appeal internazionale e la sua vocazione turistica.
Il noto giornalista ed esperto Tomasz Prange-Barczynski, co-fondatore della rivista Wino, ha condotto i due seminari su Barolo e vini piemontesi al “Barolo & Friends Event” di Varsavia
Il noto giornalista ed esperto Tomasz Prange-Barczynski, co-fondatore della rivista Wino, ha condotto i due seminari su Barolo e vini piemontesi al “Barolo & Friends Event” di Varsavia
Dopo le sue presentazioni, che hanno riscosso grande successo, gli abbiamo rivolto qualche domanda per capire meglio il mercato polacco.
A tuo avviso, l’interesse dei polacchi per il vino continerà a crescere anche in futuro, allargando la platea dei consumatori, o si tratta solo di un fenomeno passeggero, di nicchia?
“L’interesse per il vino in Polonia è in stabile ascesa: nell’ultimo decennio il mercato del vino è cresciuto del 4-6% all’anno, quindi non possiamo parlare di tendenza temporanea. Man mano che la disponibilità di vino aumenta nel mio paese ci troviamo di fronte a una scelta maggiore e, finalmente, i prezzi iniziano a diventare più ragionevoli: mi aspetto quindi una crescita decisamente rapida. Questo avviene specialmente nelle grandi città, come Varsavia, Cracovia, Wroclaw o Poznan, dove quasi ogni mese viene inaugurato un nuovo wine-bar. Il vino comincia pian piano a diventare parte dello stile di vita delle nuove generazioni, non più una snobberia…
Quali sono i tipi di vino che incontrano maggiormente il gusto polacco?
Questa è una domanda difficile… Se parliamo in modo molto generale, la risposta è: quello poco costoso [ride]. Ma considerando il gusto delle persone che di vino ne sanno un po’ di più e scelgono le bottiglie per il loro contenuto e non per il prezzo, possiamo dire che i vini italiani sono in una posizione forte. Come nazione, noi polacchi amiamo viaggiare e riportare ricordi dai nostri viaggi. Il gusto del vino è uno di questi ricordi. Ci sono migliaia di sciatori che dalla Polonia si recano ogni inverno sulle Dolomiti, e l’offerta di vini prodotti in Trentino e Alto Adige è significativamente più ampia rispetto a 10 anni fa. La Toscana è una specie di paradiso sognato da molti miei compatrioti… basta guardare all’offerta che c’è in Polonia. Il Piemonte è probabilmente conosciuto meglio dai veri aficionados, ma comunque i vini della vostra regione sono molto ricercati.
In che considerazione vengono tenuti i vini italiani, in confronto a quelli di altri paesi produttori?
Credo che la risposta non risieda tanto nel gusto quanto nel grandioso sforzo promozionale compiuto dai produttori e dai consorzi italiani. Negli ultimi dieci anni centinaia di cantine di tutta Italia hanno presentato i loro vini in Polonia, rendendoli familiari ai nostri appassionati wine-lovers. Ma se parliamo del gusto, molti vini italiani sono assai versatili e si abbinano bene alla cucina polacca. Poiché da noi non ci sono – quasi – vini nazionali, Nebbiolo, Sangiovese, Corvina, Montepulciano, Lagrein e molti altri sono la nostra prima scelta.
E come vengono considerati i vini piemontesi, fra quelli italiani?
Come ho già detto, i vini piemontesi sono conosciuti soprattutto presso gli autentici wine-lovers e sono considerati “top quality”, fra i migliori in Italia insieme a quelli toscani. Ma la gente sta pian piano imparando che il Piemonte non è solo Barolo o Barbaresco. L’anno scorso un Grignolino ha vinto la medaglia del Grand Prix di Magazyn Wino, e durante la degustazione di gala ha ricevuto una calorosa accoglienza da parte dei convenuti. Credo che ci sia ampio spazio per molte varietà di vino piemontese in Polonia. Vini rossi, ma anche bianchi.
Qual è la tua opinione sul mercato del vino in Polonia: prezzi, qualità, assortimento, distribuzione, prospettive?
Il vino è relativamente costoso sul mercato polacco. Anzitutto il consumo è ancora modesto, poi il vino è piuttosto caro (basti pensare che l’Iva è al 23%). Dall’altro lato, il mercato è sempre più competitivo. Qui da noi è possibile trovare i migliori vini italiani sugli scaffali di enoteche e vinerie, o almeno tramite internet. Ma, in tutta onestà, non sempre ciò che appare nei cataloghi dei distributori è realmente disponibile. Troppe carenze nell’assortimento, vini troppo vecchi… ci sono i soliti problemi. Solo un paio di grossi distributori coprono l’intero paese. Molte etichette possono essere ordinate soltanto via internet. E certamente la vita dell’appassionato di vini è più semplice a Varsavia che nelle città minori o nei piccoli centri.
Tomasz, raccontaci di come la tua passione per il vino si è trasformata in professione, dell’Italia e della tua esperienza ai seminari di “Barolo & Friends Event” Varsavia.
Sono stato uno dei pochi fortunati a crescere in una famiglia dove il vino era sempre in tavola, anche se le bottiglie venivano dalla Bulgaria o dall’Ungheria. Subito dopo la caduta del comunismo – io avevo vent’anni – ho iniziato a viaggiare, e una delle prime mete è stata ovviamente l’Italia. Ho sempre avuto un grande interesse per i vini locali, non importa se fossero Barolo o Piave. Ho poi gradualmente compreso che fare il giornalista (che è stato il mio mestiere per dieci anni) era meno interessante che fare il giornalista di vino. Ho quindi iniziato a pubblicare i miei primi articoli sul web e nel 2002, con un gruppo di amici altrettanto appassionati, abbiamo fondato “Magazyn Wino”, la prima rivista di vino in Polonia dedicata ai consumatori. Da allora viaggio parecchio, anche in Italia, dove prendo parte a molte anteprime, concorsi e itinerari dedicati. Lo scorso dicembre sono tornato nelle Langhe: è stata una grande esperienza viaggiare nella zona, un po’ “addormentata” dopo la vendemmia, incontrare i produttori, godere dei panorami, di vino e cibo, e soprattutto della grande ospitalità della gente piemontese. È stato quello il momento in cui è maturata l’idea di una presentazione di vini pimontesi in Polonia. Sono stato realmente felice di vedere un così grande interesse dei consumatori polacchi durante i seminari che ho tenuto, e che erano al gran completo. E non si è trattato solo di una presentazione, ma di una vera e propria discussione riguardo lo stile dei vini, le possibilità culinarie, e così via. Personalmente, ho avuto la grande opportunità di assaggiare nuovamente alcuni vini, e di provarne altri per la prima volta… Un grande evento. Grazie per essere venuti, e ricordate che voi e i vostri vini siete sempre i benvenuti in Polonia!
Articolo del “Giornale del Piemonte” del 26 agosto 2012
Articolo del “Giornale del Piemonte” del 26 agosto 2012
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A Zurigo per il secondo anno, il “Barolo & Friends Event” ha avuto un protagonista d’eccezione: il noto giornalista Christian Eder, collaboratore della rivista “Vinum”, la più importante e più seguita dai winelover svizzeri.
A Zurigo per il secondo anno, il “Barolo & Friends Event” ha avuto un protagonista d’eccezione: il noto giornalista Christian Eder, collaboratore di punta della prestigiosa rivista “Vinum”, la più importante e più seguita dai winelover svizzeri.
Christian ha condotto due seminari tematici sui vini piemontesi: il primo, seguito da 80 persone, è stato dedicato ai vini della “Strada del Barolo” e della “Strada Reale dei vini torinesi”. Il secondo, con oltre 60 partecipanti, ha invece fornito un’interessante panoramica sui vini bianchi del Piemonte: Gavi DOCG, Alta Langa DOCG e Moscato d’Asti DOCG.
Al termine dei due seminari-degustazione abbiamo incontrato Christian Eder, che ha così commentato: «Il pubblico presente oggi ha dimostrato un grande interesse per i vini rossi, confermando una tradizione consolidata, che conoscevamo bene, ma ha accolto con altrettanta attenzione il percorso attraverso i bianchi. E direi che la selezione presentata, che spaziava dai bianchi secchi a quelli dolci, ha decisamente convinto i partecipanti».
Come viene percepito il Piemonte qui in Svizzera?
«C’è un rapporto ben consolidato: gli svizzeri amano il Piemonte proprio perché lo conoscono, lo frequentano, ci vanno in vacanza. La vicinanza geografica ha il suo peso, ovviamente, ma è il fascino del suo territorio a spingere tanti miei connazionali a visitarlo in profondità, apprezzando il cibo e il vino del luogo: due aspetti che incontrano proprio il nostro gusto».
Mentre parecchi paesi europei fanno i conti con la crisi, per quanto riguarda il vino sembra che il mercato elvetico continui ad andare bene. Lo conferma?
«Sì, qui in Svizzera c’è molta attenzione per la qualità, e i vini italiani “importanti”, come Barolo, Barbaresco, Brunello, continuano a essere acquistati e consumati senza registrare flessioni. Passano invece un periodo difficile i vini di livello medio o medio-basso, “da supermercato”. A riprova di questa ricerca della qualità, basti pensare che il prezzo medio delle bottiglie vendute in Svizzera è del 30% superiore rispetto alla Germania».
Infine, due parole sull’evento di oggi…
«Direi che il livello dei produttori presenti qui alla Kongresshaus è decisamente elevato, e su questo ho registrato l’opinione concorde di altri colleghi giornalisti. Buona anche l’affluenza, così come il gradimento del pubblico».
La più importante rivista di vino in Olanda dedica uno speciale al vino piemontese
La più importante rivista di vino in Olanda dedica uno speciale al vino piemontese
In Aprile 2012 il magazine di vino più importante in Olanda, il mensile “Perswijn”, uscirà con un numero speciale dedicato al Piemonte. Ronald de Groot, direttore della rivista, ha trascorso due giorni nella nostra regione per preparare il servizio, uno dei quali è stato ospite della Strada del Barolo e grandi Vini di Langa. Insieme a Ronald, c’era Paul Balke, giornalista olandese, autore del libro “Piemonte Wine and Travel Atlas”. Pubblicato nel 2009, è oggi uno dei libri più completi che ci siano sul vino e l’enoturismo in Piemonte, edito in italiano e inglese e presente nelle librerie italiane, olandesi e inglesi, nei prossimi mesi diffuso anche in Germania e Belgio, e che ha avuto un grande successo negli Stati Uniti, soprattutto fra i wine lovers di New York.
Ronald conoscevi già le Langhe?
Si, la prima volta sono venuto vent’anni fa, appena dopo aver fondato la mia rivista “Perswijn”. Ho sempre amato queste colline ma soprattutto i grandi vini di questa terra, Barolo in testa.
Come è nata la rivista Perswjin?
Dal mio amore per il vino e dalla mia professione di giornalista. Oggi è la principale rivista di vino ed enoturismo in Olanda. Attraverso le sue pagine racconto ai miei lettori storie di vino e vignaioli, do consigli e suggerisco itinerari.
Anticipaci cosa scriverai della Langa del Barolo?
La zona è cambiata molto da quando ero stato qui vent’anni fa e anche dalle mie successive visite. Direi che migliora ogni volta così come cresce in qualità il vino prodotto in Langa. Il Barolo ha avuto una grande evoluzione fra i suoi produttori. Oggi, secondo me, non si può quasi più suddividere fra tradizionalisti e modernisti, ma c’è una via di mezzo che fa produrre un eccellente Barolo, che io amo molto.
Il barolo è un vino conosciuto in Olanda?
Certamente, è considerato un grande vino ed è posizionato fra i top di vendita. Ma soffre ancora della concorrenza dei grandi vini francesi di Bordeaux e Borgogna. Io penso che una campagna di promozione e di conoscenza del Barolo in Olanda potrebbe giovare alla crescita delle vendite e all’affermazione del nome Barolo.
Un Barolo & Friends Event ad Amsterdam?
Sì, qualcosa del genere, in una delle città olandesi. Solo nel 2010 sono stati oltre 200 i wine tasting dedicati ai vini piemontesi nelle varie città olandesi, tutti molto seguiti e nati grazie al libro dell’amico Paul Balke.
Secondo te cosa amano i wine lovers olandesi delle Langhe?
Ho trovato ottima l’offerta proposta dalla Strada del Barolo. Gli enoturisti olandesi amano viaggiare in posti dove trovano grandi vini da assaggiare, ottimi ristoranti, accoglienti agriturismo e possibilità, a seconda delle stagioni, di fare camminate, itinerari ciclistici o turismo culturale. Mi sembra che questa sia proprio la strategia scelta dalla Strada del Barolo. Ho trovato una valida segnaletica sul territorio, ho visto sentieri per fare trekking fra le vigne, ora al mio rientro in Olanda mi metterò al computer e mi studierò il territorio attraverso il vostro sito internet.
Cosa altro hai apprezzato di questi giorni piemontesi?
Le Wine Tasting Experience sono sicuramente un grande valore aggiunto all’offerta enoturistica proposta ai wine lovers che vengono in Langa. Io penso che eventi come questo abbinati a gite in luoghi della cultura che stanno avendo un eco europeo come il Wimu, il Museo del Vino a Barolo, la Reggia di Venaria Reale, il Museo del Cinema di Torino siano elementi di grande attrattiva per i turisti dei Paesi Bassi e immagini di tutta Europa. Poi voglio ricordare la cena alla Crota di Roddi, un grande ristorante di cucina tipica piemontese, che pone attenzione alle materie prime. Una bella e buona cena davvero.
Lo sai che le Langhe insieme ad altri territori del vini piemontesi sono candidati a diventare Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco?
Sì ne avevo sentito parlare, pensavo addirittura fossero già Patrimonio dell’Umanità. Queste intorno a noi sono colline bellissime, quando c’è una giornata di sole, guardare queste colline vitate e sullo sfondo le Alpi è un’emozione unica. Si vede che queste terre vivono di viticultura, il vino è un grande aspetto economico delle Langhe e i piccoli comuni sono splendidi villaggi tipici, da visitare.
Quale vino hai apprezzato maggiormente in questo viaggio?
Ho bevuto un grande Barolo Bussia 2001, fantastico, e ho trovato ottimo il Barolo di Le Strette. Trovo solenne l’annata del Barolo 2006, un vino da conservare e stappare fra dieci anni e più, e consiglio ai miei lettori anche l’annata 2007, già di pronta beva e facile da capire, un’ottima maniera di avvicinarsi al Barolo per chi non lo conosce.
Ti avremo ancora ospite da queste parti?
Tornerò a febbraio 2012 per delle interviste per il numero speciale dedicato al Piemonte. Non vedo l’ora di essere di nuovo qui.
Il numero 21 della rivista francese Lonely Planet Magazin suggerisce un viaggio nel Barolo
Il numero 21 della rivista francese Lonely Planet Magazin suggerisce un viaggio nel Barolo
Tra le 10 proposte di Lonely Planet di “voyages faciles”: Barolo – il paese dell’oro rosso.
Servizio del TG5 – 17 ottobre 2010
Il giornalista svizzero del Tagbaltt di San Gallo, ha incontrato produttori e viaggiato due giorni sulla Strada del Barolo
Il giornalista svizzero del Tagbaltt di San Gallo, ha incontrato produttori e viaggiato due giorni sulla Strada del Barolo
“Ritornare a casa, ogni volta che vengo in Piemonte, mi rende sempre malinconico. Questa è la regione più bella d’Italia e ogni volta che sono qui mi sento emozionato”. Non poteva essere una dichiarazione d’amore più spassionata quella che ha fatto Beda Hanimann, giornalista del Tagblatt di San Gallo, uno dei più autorevoli quotidiani svizzeri.
Hanimann, accompagnato da uno dei partner in Svizzera della Strada, Jurg Von Salis, ha trascorso due giorni in giro per le Langhe, alla scoperta del territorio. Insieme hanno visitato il WiMu, il Museo del Vino a Barolo, sono stati a Monforte, a La Morra, a Dogliani, hanno chiacchierato con i produttori soci della Strada del Barolo e grandi vini di Langa.
“Visitare i produttori e le cantine in Piemonte è sempre una bella esperienza. Si incontrano persone aperte e disponibili, che hanno voglia di raccontare il loro lavoro, che spesso è la loro passione e la loro ragione di vita. Questo è ciò che mi emoziona nei miei viaggi nelle Langhe e negli incontri che faccio nelle cantine che visito”, ha raccontato il giornalista. Un percorso quello della Strada del Barolo e grandi vini di Langa che è stato molto apprezzato dal giornalista di San Gallo: “Prendi facilmente contatto con le cantine soci della Strada che ti accolgono con grande entusiasmo e voglia di proporre e spiegare i loro vini. Penso anche all’enoturista che viene da queste parti, che, grazie a questa organizzazione, ha certamente maggiore facilità rispetto a altre regioni enologiche, di conoscere i produttori e scoprire il loro vino”, ha sottolineato Hanimann.
“In Svizzera il nome Piemonte evoca grandi vini, primo fra tutti il Barolo, ma spesso gli svizzeri non sanno che Barolo è una località. Il Barolo & Friends Event, prima a Zurigo e oggi a San Gallo, sono certo che contribuirà ha fare conoscere meglio sia i produttori sia il territorio dei grandi vini piemontesi”. Hanimann è rimasto molto colpito dal WiMu, il Museo del Vino: “Ogni sala è una sorpresa e si coglie anche un senso di umorismo e di allegria nel proporre il percorso di visita. E’ un museo innovativo, all’avanguardia, che non può che piacere e che consiglierò a tutti i lettori svizzeri”.
Viaggio, vino e gastronomia sono stati il trait d’union dei due giorni langaroli del giornalista del Tagblatt: “Qui il cibo è estremamente raffinato. Piatti della tradizione spesso con basi semplici ma presentati con grande maestria e di qualità eccelsa, che combinati con grandi vini, diventano un’esperienza indimenticabile”. E indimenticabile è stata anche la prima esperienza con il Barolo d’annata, una bottiglia di Aldo Conterno del 1988, il suo primo acquisto di vino piemontese. Da allora non ha più smesso di bere Barolo, anche se apprezza molto – ha dichiarato – la Barbera sia d’Alba sia d’Asti e il Nebbiolo.
Ama così tanto i paesaggi delle Langhe che spesso ci torna in bicicletta, su e giù per le colline tra Barolo, Roddi, Verduno, La Morra, Cherasco e Novello: “Sono luoghi tranquilli, belli da scoprire in bicicletta, paesaggi che cambiano a ogni curva e sullo sfondo sempre le meravigliose vigne. Non si può dire che questo non sia il paese del vino”, ha concluso Hanimann.
L’ultima sera di questa due giorni in Langa, il giornalista ha cenato insieme al presidente del Consorzio I Vini del Piemonte, Andrea Faccio, presso il ristorante La Crota di Roddi, un’ottima degustazione di piatti tipici del territorio preparati dallo chef della Crota Danilo Lorusso, che gli ha lasciato, come ha detto Beda stesso, “La voglia di tornare presto da queste parti”. Ma intanto saranno i vini e l’eccellenza dei prodotti agricoli e alimentari piemontesi ad andare a trovare Hanimann e gli amici del cantone di San Gallo in Svizzera, con il Barolo & Friends Event il 19 novembre. I programmi di tutti gli eventi sono disponibili su www.baroloevent.com.
Il Barolo & Friends Event tenutosi a Bruxelles il 13 novembre ha avuto fra i suoi protagonisti il giornalista Dirk Rodriguez, caporedattore della prestigiosa rivista Vinomagazine, la più seguita in Belgio quando si tratta di enologia.
Il Barolo & Friends Event tenutosi a Bruxelles il 13 novembre ha avuto – fra i suoi protagonisti “locali” – il giornalista Dirk Rodriguez, caporedattore della prestigiosa rivista Vinomagazine, la più seguita in Belgio quando si tratta di enologia.
Dirk è stato, nell’ambito di Barolo & Friend Event Bruxelles, il conduttore del seminario sul vino piemontese tenuto insieme all’enologo langarolo Mauro Daniele: di fronte a 75 partecipanti hanno illustrato le DOCG spumante Alta Langa Metodo Classico, Gavi, Dogliani e Barolo. Dopo il seminario Dirk ha risposto a qualche domanda, raccontandoci il suo rapporto con i vini italiani.
“Per me sono fra i vini più interessanti: si sente il legame forte con la gastronomia del territorio, e per noi belgi l’associazione fra vino e cibo diventa sempre più importante. Questo perché qui il consumo di vino avviene prevalentemente a tavola: a casa o al ristorante ma sempre a pasto, non durante aperitivi o in altri momenti. Quindi il Piemonte per noi rappresenta tutta una serie di gusti e sapori caratteristici, a partire dal tartufo…”.
Ci sono diversità nelle preferenze, e nei consumi, fra una zona e l’altra del Belgio?
“Diciamo che nella parte settentrionale c’è una cucina locale molto più orientata al pesce, e quindi i vini bianchi hanno maggiore diffusione rispetto al sud del paese. Va anche detto che i migliori ristoranti si trovano nell’area fiamminga: dei tre stellati Michelin del Belgio due sono a Bruges e uno ancora più verso il Mare del Nord”.
Quali sono i paesi produttori più presenti in Belgio?
“L’Italia è sempre fra i top 3: i vini di Francia, Italia e Spagna sono sempre i più richiesti. A questi si aggiungono i cileni, che incontrano il gusto della popolazione belga. Ma i vini del vostro paese sono avvantaggiati perché – come dicevamo – sta crescendo l’attenzione per l’abbinamento vino-cibo, e la cucina italiana…”.
E per quanto riguarda i vini piemontesi?
“Da un anno all’altro vedo che la qualità continua a crescere, e questo anche in rapporto alla nascita di nuove DOC: si sente la differenza data dalla minore produzione, dallo sfoltimento dei grappoli. In più, direi che i cambiamenti di clima a cui abbiamo assistito negli ultimi anni favoriscono proprio le caratteristiche dei vini piemontesi”.
La Strada del Barolo ha accolto nella prima settimana di ottobre il giornalista americano Jesse Nash, in Langhe per il suo nuovo articolo
La Strada del Barolo ha accolto nella prima settimana di ottobre il giornalista americano Jesse Nash, in Langhe per il suo nuovo articolo
Il giornalista americano Jesse Nash, specializzato in cibo e musica, ha recentemente viaggiato nei luoghi della Strada del Barolo: questa era la sua seconda visita in Piemonte e, prima ancora di rispondere alle nostre domande, ci dice di averlo trovato ancor meglio di quanto si aspettasse. Un altro elemento che emerge dall’intervista è, nell’opinione di Jesse, la necessità di intensificare gli sforzi di promozione dei nostri vini sul mercato americano, dove altri – i francesi anzitutto – hanno puntato da tempo.
Jesse, quali tipi di vino sono al momento i preferiti nelle differenti parti degli Stati Uniti? Pensi che ci siano gusti “locali” specifici?
“I vini italiani sono popolari da noi, ma questo in realtà varia da stato a stato. Quello che vorrei sottolineare è che ci sarebbe bisogno di dedicare più tempo per educare il consumatore a ciascun vino, così come di insegnare al pubblico i giusti abbinamenti con il cibo. I gusti locali possono cambiare, quando i vini vengono promossi adeguatamente. Puntare sulla qualità, contro il cercare soltanto di vendere un vino per fare soldi”.
In quale considerazione sono tenuti i vini italiani rispetto a quelli provenienti da altri paesi?
“I vini italiani apprezzati negli Stati Uniti sono gli stessi da anni. I vini francesi vengono promossi molto meglio di quelli italiani, e potrebbe esserci qualcosa da imparare in questo. Ancora una volta, educare il consumatore è la chiave di ogni promozione di successo”.
E come sono considerati i vini piemontesi, fra quelli italiani?
“Il Barolo è visto come il più grande fra i vini italiani, in alcuni casi allo stesso livello di un Bordeaux o di un Borgogna, ma non è altrettanto ben promosso. Questo fatto presenta lati positivi e negativi allo stesso tempo. Positivi, nel senso che questi vini non vedrebbero mai un’eccessiva commercializzazione, visto che i produttori di Barolo hanno problemi a organizzarsi come fanno invece in altre regioni vinicole. Negativi? Solo nel senso che si potrebbe guadagnare molto di più se i consumatori fossero resi più consapevoli nei riguardi di questi grandi vini”.
Qual è la tua opinione circa il futuro del consumo di vino negli Stati Uniti, per quanto riguarda il tipo di vino – rosso, bianco, spumante, dolce, da dessert… – ma anche fascia di prezzo e paesi di produzione?
“Il vino sarà sempre parte della vita degli americani. In tempi duri di crisi economica la gente consuma più vino a scapito di spese in altri settori. Andare al ristorante rimpiazza i viaggi e le vacanze a cui si rinuncia”.
Com’è nato il tuo amore per il vino?
“La mia passione enologica ebbe inizio insieme al cantante Julio Iglesias che nel 1988 mi impartì, prima di ogni altro, una lezione sul vino: durante un’intervista, essendosi creato un bel rapporto fra noi, mi invitò a cena nel suo hotel, il Plaza Athenée di New York, prima di un concerto che avrebbe tenuto la sera stessa nel New Jersey. Durante la cena aprì un Château Petrus. Straordinario. Del 1959, un’annata classica. E fu così che nacque il mio amore per il vino”.
Il più noto giornalista danese di vino, autore di un best-seller sul Barolo, torna in Langa per un nuovo libro
Il più noto giornalista danese di vino, autore di un best-seller sul Barolo, torna in Langa per un nuovo libro
Soren Frank scrive da tantissimi anni di vino e cibo sul quotidiano danese Berlingske. E’ uno dei più autorevoli critici enogastronomici scandinavi e ha una passione: il Barolo.
Una decina di anni fa decise di scrivere un libro sul Barolo, sulle Langhe e sui produttori. Un successo da tutto esaurito e allora Frank ha deciso di tornare nelle Langhe e visitare nuove cantine e andare a trovare i vecchi amici che aveva già raccontato nel suo primo libro per una nuova edizione della pubblicazione.
In questi giorni di luglio, Soren Frank era in giro per le colline del Barolo, per scoprire, chiacchierare, degustare e tornerà in stagione di vendemmia, per chiudere il cerchio dei circa 100 wine makers che faranno parte del suo nuovo lavoro editoriale per il mercato danese, uno dei principali sia in termini di consumo di Barolo sia in termini di turismo verso le Langhe e il Roero. “La Danimarca è il più importante paese in Europa per il consumo di vino tra i paesi che non producono vino e il popolo danese ha un grande amore per il vino italiano, soprattutto per il vino piemontese”, racconta Frank.
Soren Frank incontrò il Barolo grazie a suo fratello che studiava in Italia e gli portò una bottiglia di Giacomo Conterno: “Me ne innamorari così come mi innamorai dei paesaggi che mio fratello mi descrisse e fece vedere in foto, così decisi di venire per la prima volta fra le colline di Langa”. Frank è rimasto colpito dalla genuinità della gente di Langa, dalla voglia di chiacchierare e di raccontare le loro storie, che da bravo giornalista e scrittore Frank ha messo nero su bianco nel libro dedicato al Barolo e ai suoi produttori. “La Borgogna, che viene spesso paragonata al Barolo, ha un approccio al vino più economico, più business, mentre nelle Langhe le persone che si incontrano sono più autentiche nelle loro espressioni e nel loro lavoro. O ancora, penso alla Napa Valley in California, là le realtà dei produttori sono hollywoodiane, pensiamo alla cantina di Francis Ford Coppola, bellissima, ma con un parcheggio immenso, visite guidate. Qui in Langa la realtà è di famiglia, genuina, autentica. Ho trovato che qui si desideri e si abbia piacere a condividere la cultura del buon bere e del buon vino. Questo mi piace e piace, secondo me, ai turisti e agli appassionati di vino”.
Soren Frank ha trovato una grande differenza fra il suo viaggio attuale e quello di una decina di anni fa: “Oggi al ristorante ho trovato per puro caso una coppia di amici danesi, seduti al tavolo vicino al mio. Siamo amici da tempo ma non sapevamo di questo viaggio di uno e dell’altro. Io sono qui per scrivere il mio libro, loro per assaggiare i vini delle Langhe. E sapete perché sono qui? Hanno conosciuto le Langhe grazie al Barolo & Friends Event di Copenhagen, lo scorso maggio, e hanno deciso che meritava un viaggio in Piemonte. Dieci anni fa non avrei mai immaginato di incrociare danesi da queste parti, oggi sono tanti i danesi che visitano queste meravigliose colline”.
“Slow” è la parola che Frank pronuncia più spesso: un turista tranquillo, lento, che apprezza il vino, i paesaggi, visita castelli, si ferma a parlare con i produttori nelle cantine, vuole sentire le loro storie e come nasce il loro vino. Un turista che non cerca la grande e celebre etichetta ma adora scoprire nuovi produttori, piccoli ma di estrema qualità: “Racconterò dei produttori, sia di quelli tradizionali sia di quelli nuovi. Qui l’offerta è grande ed è una bella scoperta ogni giorno, ogni cantina che si visita. A differenza di altri territori del vino, mi piace che nelle Langhe qualsiasi posto si scelga per andare a mangiare e bere si sia tranquilli di trovare un buon posto. Qui devi proprio cercarlo un posto dove si mangi male, se vai a caso trovi sempre bei posti”. E’ con soddisfazione che Frank racconta del suo giro per le Langhe: “Non mi stanco mai di guardare il panorama delle colline, per me uno dei più bei paesaggi al mondo”.
E cita la Strada del Barolo e grandi Vini di Langa: “La Strada ha fatto un grande lavoro di promozione e di educazione al bere, rende possibile agli appassionati la scoperta dei vini e dei produttori, li mette in grado di organizzare la loro vacanza e di avvicinare i wine makers, oltre a produttori agroalimentari, enoteche e cantine comunali, per una scoperta che definirei a trecentosessanta gradi del bere bene il Barolo e gli altri ottimi vini del territorio”.
Perché ama il Barolo? “Lo amo perché è estremamente complesso, potente ma nello stesso tempo elegante. Forse il vino più complesso al mondo. Il terroir del Barolo è trasparente, chi ama il Barolo riconosce nel bicchiere la vigna, la terra dove nasce. Io amo in particolare Vigna Rionda, a Serralunga d’Alba, nella quale viene prodotto il Barolo di diversi soci della Strada”. Soren Frank chiude con una bella definizione il suo giro nelle Langhe: “Questi sono posti per chi ama investigare e scoprire nuovi produttori e nuovi vini, come sta facendo il mio amico danese appassionato di vini, è qui per investigare e portare a casa dei nuovi tesori, come il vino che si è comprato da piccoli produttori e berrà a casa sua, portandosi in Danimarca un pezzo della cultura del territorio delle Langhe, la cultura dei grandi vini di qualità dei contadini che con le loro mani lo producono e seduti attorno a un tavolo hanno la voglia e il piacere di raccontarlo”.
Articolo di Enrico Caracciolo tratto dalla rivista “Travel”
Articolo di Enrico Caracciolo tratto dalla rivista “Travel”
Non c’è una direzione precisa ma colline, strade, cantine, vigneti che scandiscono le tappe della Strada del Barolo e dei Grandi Vini di Langa. Un’esperienza nel segno della passione, dal vino…ai cavatappi.
La storia del Dott. Perin: l’unico farmacista di Langa, che si è tolto il camice per indossare il grembiule da oste. Articolo tratto da Repubblica.
La storia del Dott. Perin: l’unico farmacista di Langa, che si è tolto il camice per indossare il grembiule da oste. Articolo tratto da Repubblica.
“Farmacista o ristoratore? Per la gioia dei buongustai Giulio Perin ha scelto la seconda strada e ai composti galeanici ha sostituito la combinazione di uve…”